Indicato solitamente con l’abbreviazione BPA, il bisfenolo A è un composto di origine organica, il quale presenta due gruppi di fenoli, in termini più semplici si tratta di un mattone indispensabile nella costruzione, tramite sintesi, di alcuni additivi e di alcune materie plastiche.

La sua produzione applicata al campo dell’industria è stimata annualmente sui 2-3 milioni di tonnellate, cifre che lo rendono uno dei principali monomeri nella produzione di policarbonati nel nostro presente industriale.

Il bisfenolo A è sospettato di essere dannoso per la salute dell’uomo da molti anni, ma solo nel 2008 i governi mondiali hanno messo in pratica una serie di controlli che hanno portato al ritiro dal commercio di grandi quantità di oggetti contenenti questo composto.

Sebbene sia stata evidenziata la pericolosità del bisfenolo A e il suo probabile collegamento con la nascita di patologie legate alla fertilità maschile, questo composto è ancora ampiamente usato nella composizione di prodotti plastici.

Una ricerca svedese pubblicata da poco tempo ha evidenziato quali possono essere i problemi legati al contatto umano con questo prodotto, evidenziando molti più rischi di quelli stimati negli anni precedenti.

L’Università di Uppsala, in Svezia, ha fornito con gli studi eseguiti la possibilità di esaminare nuovi dati, i quali confermano la teoria che il bisfenolo A è in grado di causare danni irreversibili allo sviluppo cerebrale.

I ricercatori dell’università svedese hanno voluto studiare e approfondire le conseguenze dell’esposizione al BPA con modelli animali.

Il risultato ha dimostrato che si sono messe in atto modifiche comportamentali, un peggiore adattamento all’ambiente e una situazione di iperattività nei modelli analizzati. La ricerca ha inoltre evidenziato che il contatto con questo composto va anche a disturbare la trasmissione colinergica, una funzione di essenziale importanza nel buon funzionamento del sistema nervoso.

A ciò, la ricerca ha affiancato il risultato relativo all’esposizione della sostanza sui neonati. I risultati della ricerca hanno evidenziato che gli effetti dannosi del bisfenolo su questa delicatissima categoria perdurano in età adulta, senza possibilità di guarigione o di limitazione dei danni.

Questo tratto si è basato su una ricerca effettuata sui neonati, in quanto i ricercatori hanno evidenziato che il bisfenolo A è un composto che può essere rilasciato dal contatto della madre con contenitori realizzati in plastica, una presenza che viene conseguentemente trasferita alla placenta umana, al feto e di conseguenza al latte materno.

Henrik Viberg, coordinatore dello studio portato avanti dall’università di Uppsala ha voluto infine mettere in pratica una misurazione del bisfenolo A negli ambienti domestici e, in particolare, nelle polveri volatili presenti in casa.

Non si tratta di un’analisi su ulteriori componenti plastici, ma di un’attento esame che riguarda le sostanze tossiche che possono entrare in sinergia con il bisfenolo A e potenziarne l’azione negativa nel periodo relativo allo sviluppo cerebrale. Molti sono quindi i fattori che chiedono di essere analizzati, non solo relativi agli oggetti costruiti con plastiche e resine.

Il punto di partenza per eliminare in modo radicale questo problema e questo tangibile pericolo per la salute dell’umanità risiede nel mettere al bando la produzione di oggetti con contengano il bisfenolo A.

Molti sono gli stati che finora hanno praticato questa scelta, ma molti sono ancora i paesi che devono applicare norme più restrittive su questo argomento, fondamentale per la salute dell’umanità.

Oltre ad evitare di utilizzare prodotti ed oggetti in cui è presente tale sostanza, è utile assumere periodicamente prodotti a base di Clorella e di Zeolite, che hanno la capacità di ridurne l’assorbimento e di facilitarne l’eliminazione.

Fonte zeroemission.eu