I numeri dell’ilva

I numeri dell’ilva

Ilva ex italsider: complesso siderurgico di Taranto (210.000 abitanti) su territorio del quartiere Tamburi (18.000 abitanti) che riunisce anche una raffineria e un cementificio, un porto crocevia dei maggiori traffici petroliferi mondiali e una serie di industrie minori …. non può essere a impatto zero!

I numeri dell’ilva:  12.200 impiegati – 15.000.000 di mq. – 200 km. di linea ferroviaria interna – 50 km. di rete stradale interna – 190 km. di nastri trasportatori. Valore in regione Puglia 1 miliardo €, di cui 865 milioni  nella sola Taranto (75% del PIL di Taranto).

Nel 2010, 4.000 tonnellate di polveri sottili emesse,  11.000 tonn. di diossido di azoto e 11.000 di aniride solforosa, 7 di acido cloridrico e 1,3 di benzene; diossina e policlorobifenili sono fortemente tossici e cancerogeni; risultato: disastro ambientale con ripercussioni su pesca allevamento e turismo!

A Taranto c’è un aumento della mortalità per tumore polmonare del 30% e di mortalità per altre malattie polmonari del 10%, rispetto alla media nazionale!!!!!!!

12.200 famiglie degli impiegati, costretti a scegliere : diritto al lavoro o diritto alla salute?…… ma non più di un diritto per volta!!!….. e…Taranto, la Puglia intera, i cittadini tutti, cosa scelgono……………… sviluppo industriale e sociale o sostenibilità ambientale?…

              …..possibile non si possa sviluppare ambedue???? ……  o non si voglia!!!!!

 

Danni epigenetici derivanti da esposizione a PM10

Danni epigenetici derivanti da esposizione a PM10

Perché non si agisce di conseguenza in maniera “forte” per abbattere l’inquinamento da polveri sottili?

L’epigenetica è una nuova, importante ed affascinante disciplina medica, relativa ai cambiamenti che interessano il comportamento funzionale dei geni pur non alterando la sequenza del DNA.

Tali mutamenti della sequenza genomica sono ereditari, quindi trasmissibili alle future generazioni, e in alcuni casi derivano dalla prolungata esposizione ad un determinato tipo di condizioni ambientali. Sono tanti i fattori che possono determinare importanti danni alla nostra salute, tra i quali gli agenti inquinanti come le polveri sottili, comunemente note come Pm10, particelle microscopiche pari a 10 millesimi di millimetro.

Questa categoria di particolato fine è stata riconosciuta ufficialmente dalla IARC (Agenzia internazionale per la Ricerca sul Cancro, organo dell’OMS) come sicuramente cancerogena per l’uomo. Proprio per questo motivo l’interesse è cresciuto negli ultimi anni, e le numerose ricerche in campo scientifico lo dimostrano.

Tra le più rilevanti bisogna citare quella condotta dall’Università Statale di Milano, che si è aggiudicata il Classic Paper of the Year 2013. Il team lombardo ha portato avanti uno studio dal titolo “Effects of Particulate Matter on Genomic DNA Methylation Content and iNOS Promoter Methylation” approfondito sui Pm10, evidenziando le interazioni e le conseguenze a livello epigenetico, .

La ricerca, diretta dal professor Pier Alberto Bertazzi, è stata la più menzionata negli anni successivi alla data di pubblicazione, avvenuta nel 2010. Ben 140 citazioni su numerosi riviste autorevoli, a coronamento di un’ottimo lavoro svolto hanno portato all’ambito riconoscimento, Il premio è stato conferito da una delle più prestigiose riviste statunitensi che si occupano di salute ambientale,”Environmental Health Perspective“, che ha a sua volta dedicato un’editoriale comparso nel numero di Agosto 2013.

Il team ha effettuato delle misurazioni sui dati relativi alla metilazione del DNA – il meccanismo epigenetico che regola l’espressione dei geni lasciando inalterata la sequenza dei nucleotidi – nelle cellule sanguigne. Lo studio è stato effettuato sulla settimana lavorativa di un ristretto numero di impiegati presso un’acciaieria di ultima generazione, che li esponeva quotidianamente ai cosiddetti Pm10.

Il risultato ottenuto dimostra come il meccanismo di metalizaione del DNA possa essere una delle conseguenze derivanti dagli effetti del particolato fine sul nostro organismo.

L’eccessiva esposizione alle micro-particelle inquinanti causa un aumento del rischio di patologie all’apparato respiratorio e cardio-vascolare, tra cui la più pericolosa è sicuramente il cancro ai polmoni.

Le aree urbane delle grandi città sono tra le zone che presentano una quantità considerevole di agenti inquinanti, tra cui proprio il particolato fine come i Pm10.

A fronte di risultati così allarmanti, avvalorati da studi scientifici e dati certificati, pare legittimo chiedersi come mai non si intervenga in maniera decisa per ridurre drasticamente, se non addirittura azzerare, l’inquinamento derivato dalle polveri sottili.

 

Fonte greenreport.it